lunedì 31 maggio 2010

Madeleine

oggi mentre tornavo dalla piscina e percorrevo il lungo Po sulla motoretta e avevo il costume ancora un po' bagnaticcio sotto il vestito e corso Moncalieri era quasi sgombro e c'era questo profumo misto di acqua e di prato, come se la collina e il fiume si scambiassero gli odori e avevo un vestitino rosa fragola e le infradito di gomma e per un attimo mi è sembrato di tornare a quando avevo 15 anni ed era finita la scuola e i pomeriggi erano lunghissimi e i tre mesi di vacanza erano una vita piena di occasioni e di scoperte e l'odore della libertà lo respiravi proprio ti entrava dritto nei polmoni e qualche volta, quando finisce la scuola, io lo sento ancora quell'odore lì anche se a scuola non ci vado più da una vita.

domenica 16 maggio 2010

una cosa che ho capito di me

Da qualche tempo soffro di attacchi di panico. Io sono una persona tranquilla e per niente ansiosa, ma a partire da un certo evento della mia vita di qualche anno fa mi succede che ogni tanto mi manca il respiro, tutto mi gira freneticamente intorno, inizio a boccheggiare e non riesco più a mettere un piede davanti all'altro per camminare.
Mi è successo di nuovo ieri, al Salone del Libro, dove ero andata, da sola, con uno zaino capiente, il programma degli incontri ben sottolineato e un delizioso programmino di shopping estremo. Ho fatto la coda per entrare, ho pagato i miei otto eurini e dopo mezzora son dovuta uscire di corsa, prendere un taxi e tornarmene a casa balbettando l'indirizzo all'autista. C'era troppa gente lì dentro, troppi respiri, troppi passi, troppi libri, troppi incontri.
Poi, a casa, ho avuto modo di pensarci su, oltre a sentirmi una cretina. E ho capito una cosa di me: che stare molto da sola non è un'opzione, una scelta. E' una necessità. Non posso sopportare altri che me stessa. E nemmeno sempre.
E non ho nemmeno comprato la maglietta di Spinoza.

mercoledì 12 maggio 2010

Le foglie vive

Qualche giorno fa era l’anniversario di matrimonio di mia mamma. Lei lo festeggia sempre, anche se suo marito - mio padre – è morto tantissimi anni fa e lei adesso vive con un altro compagno. Sono stati sposati solo per sei anni quei due lì, hanno appena avuto il tempo di fare due bambine e poi lui se n’è andato, un po’ troppo velocemente. Ma ogni anno, il sette di maggio, lei se lo passa tra ricordi, vecchie foto e vecchie canzoni e rimpianti sempre nuovi.
Così quel giorno lei era lì che ascoltava Gino Paoli e piangeva e pensava che lui avrebbe anche potuto mandarle un segno, per farle capire che anche dopo tutti questi anni le stava ancora vicino. E in quel momento dal balcone è volata in casa un foglia rossa, fatta a forma di cuore. Una foglia che non proveniva da nessuna delle piante che lei ha sul balcone: una foglia rossa fatta a cuore che veniva da lontano.
Prima di raccontarmi questa cosa lei mi ha fatto promettere che non l’avrei presa in giro, perché sa che io sono una scettica e non credo nei segni e nelle voci che arrivano “da là”. Io non solo non l’ho presa in giro ma l’ho abbracciata forte e le ho detto che le volevo tanto bene.

lunedì 10 maggio 2010

scontro di culture

Il mio amico Nicola, che essendo molto bravo a disegnare ha fatto un carrierone da Giugiaro, ha partecipato qualche giorno fa a una riunione con dei clienti coreani che producono docce. Pare che i coreani adorino spendere i loro Won facendosi firmare tutte le loro cosettine coreane da Giugiaro, e chi siamo noi per criticarli? Quindi insomma c’era questa riunione e i coreani arrivano, comme d’abitude, con dei regalucci per gli ospiti italiani, e il mio amico Nicola scartoccia il suo pacchetto davanti al coreano donatore. Dentro al pacchetto c’è un soffione per la doccia, e questa sembra la cosa più naturale, trattandosi di un produttore di docce, anche se come regalo di rappresentanza, insomma, è un po’ così. Ma si viene subito a scoprire che il coso, lì, non è esattamente un soffione per la doccia quando Nicola fa il gesto di passarselo sulla testa dicendo It’s for the shower, isn’t it? e il gentile coreano risponde Oh no no no, gli prende dalle mani lo pseudo soffione e se lo passa con grande naturalezza intorno alla zona genitali. Trattasi in sostanza di un aggeggio per farsi le seghe, da collegare al soffione della doccia, infilarci il pisello dentro e farci scorrere l’acqua intorno.
A parte che questo la dice lunga sui regali di rappresentanza provenienti da culture diverse, io mi chiedo: se al posto di Nicola ci fosse stata una donna, le avrebbero regalato un vibratore? Questi tizi produrranno aggeggi di misure diverse a seconda delle dimensioni? Se ottenessero una commessa dal Vaticano, arriverebbero con gli stessi regali? Ma soprattutto, funzionerà? Nic dice che gli fa paura mettere lì dentro il pisello, ma io sto tentando di convincerlo a testare il prodotto.
Vi farò sapere.