Da qualche tempo mi piace portare gonne molto lunghe che quasi toccano per terra. Ne ho di molti colori, anche se quelle che preferisco sono due: una rossa in shantung di seta che mi sono fatta fare in India e un'altra nera, di un tessuto un po' lucido, lunga fino ai piedi.
La cosa che mi piace tanto fare, quando metto queste cose, è salire o scendere le scale: perché devo raccogliere la gonna con le mani, tirandola leggermente su per non inciampare nei gradini. E un gesto bellissimo, molto femminile, molto ottocentesco. Immagino quante Emme Bovary, quante Anne Karenine, quante Nastassje Filippovne abbiano ripetuto questo gesto infinite volte, salendo o scendendo le scale delle loro case, andando a trovare i loro amanti, fuggendo in qualche angolo nascosto per piangere le loro lacrime d'amore. Mentre salgo le scale dell'ufficio o di casa mia, o le scale mobili della metropolitana, me le vedo tutte intorno, minute, nervose, eleganti e raffinate, ripetere con me questo gesto così sensuale. E mi sento, a volte, meno sola.
La cosa che mi piace tanto fare, quando metto queste cose, è salire o scendere le scale: perché devo raccogliere la gonna con le mani, tirandola leggermente su per non inciampare nei gradini. E un gesto bellissimo, molto femminile, molto ottocentesco. Immagino quante Emme Bovary, quante Anne Karenine, quante Nastassje Filippovne abbiano ripetuto questo gesto infinite volte, salendo o scendendo le scale delle loro case, andando a trovare i loro amanti, fuggendo in qualche angolo nascosto per piangere le loro lacrime d'amore. Mentre salgo le scale dell'ufficio o di casa mia, o le scale mobili della metropolitana, me le vedo tutte intorno, minute, nervose, eleganti e raffinate, ripetere con me questo gesto così sensuale. E mi sento, a volte, meno sola.