sabato 11 giugno 2011

Il suo bar

Il sabato mattina era dedicato alle pulizie di casa, quindi mia mamma non voleva fastidi intorno. Allora ci cacciava via, me e mio papà, che lei doveva aprire le finestre e far prendere aria e passare lo straccio per terra e sul pavimento bagnato non ci si doveva camminare.
Così mio papà mi prendeva per mano e si partiva per i giardinetti; lui si comprava il giornale, si fumava qualche sigaretta e io aspettavo il mio turno sull’altalena. Poi, dopo un’oretta, mi riprendeva per mano e si andava al bar.
Era un baretto piccolo, non lo ricordo bene (avevo solo quattro anni) il bancone era di fronte, entrando, e il signore del bar ci salutava gentilmente e mi faceva una carezza. A me piaceva stare lì dentro perché c’erano un sacco di cose da scoprire : bottiglie colorate, il distributore delle caramelle con quella grande manopola da girare dopo avere infilato dieci lire, un odore che era un misto di fumo, di vino, e di caffè. Lui mi faceva sedere sulle sue ginocchia e io mi sentivo al sicuro.
Poi si faceva dare due schedine del Totocalcio, una la compilava da solo e l’altra la compilava facendo scegliere a me, e a me piaceva inventare ogni volta delle cantilene nuove, uno ics due, due due ics, lui a volte sorrideva, a volte diceva Noo, questo no! Ma poi metteva quello che dicevo io.
Ma il momento più bello era quando lui ordinava da bere: un Punt e Mes per lui e uno per me. E quando il barista arrivava col vassoio e ci lasciava sul tavolo quei due bicchieri pieni di quel liquido rosso e trasparente, con una ciotola di patatine, io mi sentivo grande e importante perché bevevo la stessa cosa che beveva il mio papà, e quando tornavamo a casa mia mamma mi chiedeva Allora l’hai bevuto anche stavolta il Punt e Mes? E io ero felice di poter rispondere sempre sì.
L’anno dopo, avevo cinque anni, mio padre morì in atroce incidente sul lavoro. La nostra vita cambiò, cambiarono le abitudini, e in quel piccolo bar non ci tornai mai più. Solo anni dopo mia madre mi disse che il mio Punt e Mes era sciroppo di amarene con l’acqua, e che mio padre si era messo d’accordo con il barista per fargli annacquare lo sciroppo in modo che avesse lo stesso colore del suo aperitivo.
Ma a me non è mai sembrata una brutta cosa, questa.

(un grazie a Stimulable per avermi ricordato questo bar e per avermi pubblicata)