giovedì 24 settembre 2009

Di camorristi, gattini e gomme tagliate

Ho una collega.
Assunta da poco, laureata in lingue, giovane (34 anni) e con ambizioni di carriera, lavoro soddisfacente, trasferte remunerative etc.
Tutte cose in cui io non credo, ma io qui sono un meteorite piombato da un pianeta sconosciuto.
Lei al mattino arriva con una copia di Leggo, quel terribile giornaletto che ti infilano anche se non lo vuoi attraverso il finestrino aperto della macchina, e legge l’oroscopo. Soprattutto al reparto Amore.
E poi butta via il giornaletto.
E vabbè, mica siam tutti uguali.
Il suo screensaver è una serie infinita di gattini, neonati circondati da fiorellini, nuvolette, paperette, cuoricini.
Lei è una donna romantica.
Lei quando ha tempo, cioè quasi mai, legge libri sugli angeli che ci proteggono e sulla reincarnazione e sulle testimonianze di chi torna dall’aldilà dopo il coma, e trova che Dan Brown sia grande autore.
Vabbè, mica tutti possiamo tirarcela perchè abbiamo letto Infinite Jest note comprese.
Lei ascolta Laura Pausini, canticchia tutto il giorno Sincerità (o Fatalità, o come cazzo si chiama quella schifezza che finisce con la à), e si lamenta della mia musica, dice che ascolto roba inascoltabile (e non erano gli Eintuerzende, erano i Franz Ferdinand).
Ok, ok, una buona cultura musicale non è da tutti, no ?
Ma ieri ho scoperto che non ha mai sentito nominare Saviano e il suo libro. Ora, non è che uno debba amare e osannare Saviano, si possono avere opinioni più diverse e anche muovergli delle critiche, ma PORCADIQUELLAPUTTANANONL’HAIMAISENTITO NOMINARE????
ma dove sei tra le 19 e le 21 quando anche Fede dice la sua su Saviano ? Sei mai entrata negli ultimi tre anni in una libreria in cui ci sono pile e pile di sto fondo nero coi coltelli rosa? Non ti è mai capitato, facendo zapping tra un film di Richard Gere dove o muore lui o muore lei (sempre in autunno) e l’Isola dei Famosi, di imbatterti in qualcuno che ne parla, oppure parla di camorra, o anche solo nota come il rosa risalti su un fondo nero? ma cosa hai in quella testa oltre ad un’orrenda tinta bionda e gli occhi truccati come Cleopatra quando si preparava per una sveltina con Antonio?
Ma non volevo parlare della mia collega. Divago. Volevo parlare di me.
Di me che se questa situazione mi fosse capitata diciamo una ventina di anni fa, questa qua si trovava con le gomme della macchina tagliate.
Invece adesso son diventata più vecchia, più comprensiva e più elastica, più morbida (no, non sto parlando delle tette). Cerco di capire, mi sono fatta una ragione sul fatto che il mio mondo non è necessariamente il migliore nè, soprattutto, l’unico, e che tra esseri umani ci può essere scambio anche nella diversità.
Solo che questo non mi va giù. MI rimane come un boccone di bolo in gola, e ho voglia di sputare.
Di sputarle addosso.
No, nessuna pietà, nessuna comprensione, nessun paternalismo. Ok, viviamo in due monadi separate e senza contatti, e un fato avverso ci costringe a lavorare una di fronte all’altra, ma io non posso nè voglio avere nessun tipo di rapporto con una persona così.
Me ne strabatto i coglioni di lei e dei suoi problemi di cuore, della serie infinita di delusioni sentimentali (e tte credo) e del fatto che non riesca a dimagrire o non trovi i biglietti per Notre Dame de Paris. Io la voglio morta. O perlomeno con una bruttissima malattia.

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