mercoledì 20 aprile 2011

Aprile è il più crudele dei mesi

E' successo quarantacinque

anni fa.
Eppure tutti gli anni, questa data me la ricordo ancora molto bene.
Ero piccola. Tanto piccola.
Così piccola che ho pochi ricordi di quel tempo.
Ricordo un uomo altissimo e magro appoggiato al muro della cucina, e io che gli corro incontro appena sveglia e gli abbraccio le gambe.
Ricordo cosa si vedeva dall'alto quando mi prendeva in braccio e mi faceva saltare, e il pavimento mi pareva lontanissimo.
Ricordo un Pinocchio di legno snodabile, regalo per una bimba ammalata di scarlattina. Era bellisimo e profumava di legno.
Ricordo il gioco di Braccio di Ferro : prima di mangiare la verdura vinceva lui, dopo che a fatica avevo ingollato una forchettata di spinaci vincevo sempre io. E ci credevo.
Ricordo che gli stringevo le labbra e lo obbligavo a parlare così, e lui faceva un sacco di smorfie che mi facevano ridere.
E poi ricordo di essermi svegliata, un 28 di aprile, perche mia madre gridava in cucina.
E' morto, è morto, non è possibile.
Ricordo le mie ginocchia magre da cinquenne giù dal letto, mentre mi infilavo le ciabattine rosse che mi aveva regalato lui.
Un regalo utile, mi aveva detto. E io non sapevo che cosa volesse dire utile. Me l'aveva spiegato lui.
Le ciabattine rosse sono l'ultimo ricordo di quel giorno, insieme alle grida di mia madre. Non ricordo altro.
So solo che da quelle ciabattine rosse in poi, la mia vita è cambiata.
Un Edipo tranciato a metà, direbbe la mia psicanalista.
Ed è un dolore che mi porterò sempre addosso.
Aveva trent'anni, quel 28 di aprile.
Sono molto più vecchia di lui.

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