domenica 11 settembre 2011

di vite riciclate




Stamattina sono andata al Gran Balon, il mercato delle pulci che si tiene qui a Torino una volta al mese. Era una mattinata di sole, ho legato la bici ben salda a un palo - in quella zona c'è il rischio che te la rubino e che ti tocchi ricomprarla mezzora dopo - e me ne sono andata a spasso per i banchetti. Non c'era moltissima gente, forse a settembre si deve ancora riprendere il giro, qualcuno è ancora in vacanza, ci si può godere uno degli ultimi weekend al mare. Però ho notato che c'erano molte più donne che uomini. Passeggiano sole, occhiali scuri e sandali comodi per difendersi dal dissestato pavè di Porta Palazzo, qualcuna con un cane. Il loro passo - il nostro, dovrei dire - è lento, ci fermiamo curiose davanti a banchetti di libri usati, di vecchi vestiti, misuriamo improbabili cappelli che non metteremo mai. Sorridiamo davanti a giocattoli rotti che avevamo da piccole, a scatole di biscotti che nostra madre, o nonna, usava per il cucito. Qualcuna parla al telefono, combina un incontro, ma la maggior parte di noi è arrivata da sola e da sola se ne tornerà a casa.
Uomini soli, nessuno.
Io pensavo che forse a noi piace di più che agli uomini vagabondare senza meta per mercatini. Un po' perché non ce l'abbiamo, una meta : a casa non ci aspetta nessuno, non dobbiamo correre a preparare da mangiare, abbiamo tempo e possiamo spenderlo come vogliamo. Un po' anche perché siamo più brave a immaginare usi diversi per le carabattole che si trovano al mercato: un vecchio vestito che diventa un elegante abito da sera per serate che non vivremo, una etagère di legno imbarcato che ridipingiamo di rosso per tenerci i vasi sul balcone, un lenzuolo di lino, ruvido e ricamato, che useremo come tenda per farci ombra in camera da letto.

Forse siamo più brave ad adattarci: ci accontentiamo di quello che c'è, gli facciamo prendere un po' d'aria per togliergli l'odore di stantìo, lo laviamo, lo coloriamo, e diamo una svolta alla casa, o al nostro guardaroba. E io, che in questo sono bravissima, l'ho fatto anche con la mia vita. Ho preso quello che restava, gli ho fatto prendere aria, ci ho passato sopra una mano di colore vivace e brillante, e ho ricostruito le parti che mancavano. E' parecchio traballante, la mia vita, come un vecchio tavolo sotto la cui gamba devi mettere un rialzo altrimenti ondeggia da ogni parte; come un vestito vintage che devi aggiustare perché l'orlo è scucito e manca qualche bottone. Ma conserva la bellezza di di un lustro passato, e contiene la speranza di un dignitoso futuro.