venerdì 13 maggio 2011

Gli occhi neri di Ahmed

- Sono caduto - dice Ahmed, abbassando la faccia sul quaderno per nascondere l'occhio violaceo e tumefatto, il livido giallognolo sulla guancia, i graffi.
Deve ricopiare una stupidissima poesia e impararla a memoria, e poi le parole con sci e con sce e poi le tabelline, hai un sacco di impegni e di lavoro e di responsabilità e di minacce che ti incombono sulla faccia se sei in seconda elementare e sei arrivato a metà anno dopo avere fatto la prima in Egitto. Se avevi appena iniziato a imparare l'arabo e sei stato sbattuto in un paese che non conosci, dove si parla una lingua che non avevi mai sentito e in sei mesi ti tocca fare quello che gli altri bambini hanno avuto tempo di fare da quando sono nati.
E se ti distrai un momento cadi e ti si gonfia l'occhio uguale uguale come se tuo papà ti avesse picchiato con la fibbia della cintura.

Questa cosa della cintura me l'ha detta Aswan, la stronzetta petulante che finisce i compiti prima di tutti ed è la regina dei pettegolezzi. Aswan è una piccola leccaculo e sicuramente avrà una vita facile. Di certo più facile di quella di Ahmed, che la prima cosa che fa quando arriva è guardarti con quegli occhioni neri e ripetere Io non sono capace, non sono capace, e invece poi con fatica, con lentezza, ma in sei mesi ha imparato a leggere quasi bene, sta imparando a scrivere, almeno in stampatello, e riesce pure a ricopiare la poesia.

Non credete mai ai bambini con un occhio gonfio che vi dicono che sono caduti.

Ah, Ahmed non è assolutamente un nome di fantasia, tanto al doposcuola ci sono come minimo quindici Ahmed con gli occhi neri e dubito che qualcuno riuscirà a riconoscerlo. A parte i lividi, ovviamente.