domenica 26 agosto 2012

Hindu goddesses


Da giorni sto cercando, tra le varie divinità del pantheon Indu e tra le pieghe nascoste del suo parente più autorevole, il Veda, una divinità che assomigli a Renu, la donna che ha sognato, progettato e infine realizzato la ONG per la quale ho lavorato questo mese di agosto.  Perché mi sarebbe piaciuto raccontare di lei paragonandola  a una di queste donne di potere, invincibili, forti, e perché lei è veramente una forza della natura.



Ma in realtà niente è più lontano da Renu di una qualsivoglia divinità religiosa. Renu è una donna pragmatica, terrena: fisicamente imponente, con dei bellissimi capelli neri che in genere tiene raccolti ma  quando  li scioglie le circondano il viso sorridente e sereno.  Porta dei salwaar kameez coloratissimi e molto eleganti, e va matta per la bigiotteria. La sua allegria è contagiosa, e uso questa frase scontata perché è la prima volta che capisco davvero cosa significhi: in genere l’allegria degli altri non mi ha mai contagiato, al contrario mi è capitato spesso nella vita di influenzare negativamente chi mi stava intorno con il mio cattivo umore.
Renu invece ride, ride spesso, ed è impossibile non lasciarsi andare al riso con lei perché ti coinvolge, mica ti lascia stare: ti racconta una storia divertente, fa l’imitazione di qualcuno (è bravissima a imitare i ragazzi indiani rimbecilliti dalle "straniere"), ti offre qualche golosità indiana. Non le piace vedere la gente stare ferma, ti trova sempre qualcosa da fare, e se ti fidi sa regalarti piccole esperienze deliziose. Ha centinaia di storie, alcune drammatiche altre divertenti : d’altra parte ha fatto quasi tutto da sola, ha iniziato con un terreno che era una discarica, in mezzo alla campagna, ma era l’unico che poteva permettersi; l’ha bonificato e reso agibile e ha aperto la scuola, che all’inizio era un’aula sola dove si radunavano pochi bambini di età più diverse. Adesso la scuola comprende 12 classi tra elementari e medie, due di asilo e due per bambini con “special needs”; più una scuola per donne dei villaggi che vogliano imparare a cucire, a infilare collane e braccialetti, a fare l’hennè, tutte attività che possono imparare a scuola e portarsi a casa.
Quando ha aperto la scuola, 12 anni fa, una delle cose più difficili è stato assumere le insegnanti: nessuna maestra  voleva andare a lavorare in quel posto in mezzo ai campi, isolato, senza niente intorno.  Adesso ci sono circa venti maestre che lavorano più una logopedista,  un designer che progetta la produzione artigianale e tutta una serie di altri collaboratori. Il progetto funziona a meraviglia, e Renu ha grandi idee per il futuro. E’ una che non si arrende mai, che ti stimola a trovare soluzioni alternative ai problemi.  Guarisce tutti i mali – in particolare diarrea e vomito, l’incubo di ogni occidentale - con la Limka (una specie di Sprite indiana), limone e  banane. E nessun progetto le sembra mai impossibile da realizzare, nessun sogno troppo grande. 
Ci tornerò da Renu, di sicuro.  Perché lei ha bisogno di volontari, certo, ma soprattutto perché io credo di avere parecchio  bisogno di gente come lei.