Per quanti aerei tu prenda, per quante volte tu ci sia
stata, non sei tu che vai in India, mai.
No, è l’India che viene da te, dentro di te, ed è sempre –
all’inizio – uno stupro. E tu hai
due possibilità: o ti ribelli, ti irrigidisci, chiami in causa tutta la tua
Europeità e occidentalità, e allora lo stupro fa davvero male, e ti lacera
tessuti e nervi; oppure acconsenti alla violenza, ti abbandoni ad essa, e solo
in questo caso, uniformandoti con il tuo aggressore e prendendo la forma che ti
vuole dare, puoi ricavare da questa violenza un piacere intenso, estremo e mai
provato prima.
Il mercato delle spezie a Delhi, vicino a Chadni Chowk, è bello, affascinante e repellente
come lo ricordavo: carri carichi all’inverosimile di sacchi di juta strabordanti
pepe, peperoncino, curcuma e coriandolo, profumi deliziosi mescolati con
nauseanti puzze di marcio e di putrefazione. Gente che dorme sui gradini del
mercato, invasa da mosche. Uomini magri ed emaciati che giocano a carte
all’ombra di vecchie colonne. Buie, strette, umide e scivolose scale che si prestano a foto che
sembrano studiate a tavolino, mentre invece sono frutto di scatti frettolosi,
seminascosti, sudati. Pezzi di
incenso (non bastoncini, quelli sono già troppo sofisticati) che bruciano in
antri oscuri, depositi di spezie e – temo – topi di varie dimensioni.
Dal tetto del mercato, dove ci ha portato il nostro rickshaw
driver, si gode una vista sulla vecchia Delhi che non suscita particolare
meraviglia, o forse sono solo troppo stanca e sudata per poterla apprezzare. E’
il mio primo giorno – anche se la mia quarta volta - in India, quest’anno, e se anche il mio cervello è ormai abituato alla violenza
indiana, il corpo ha tempi diversi e diversi percorsi di acclimatazione. Sono
stremata e appiccicosa, due modalità che per quasi un mese non mi
abbandoneranno mai. E anche stupita e felice di essere qui, ancora una
volta. So già che nei prossimi
giorni la stanchezza, il caldo, la folla, le difficoltà mi faranno odiare questo paese con una forza che mi renderà cinica, a volte, di
fronte a terribili disgrazie, a corpi martoriati, a bambini sudici e affamati.
Ma nessun odio, per quanto vivido, potrà mai nemmeno per un momento eguagliare
la forza dell’inspiegabile amore che nutro per questo paese.