lunedì 4 luglio 2011

Il Signor Bonaventura

Questa è la storia del Signor Bonaventura, che di nome fa Massimo ed è un amico mio.
Il Signor Bonaventura qualche tempo fa aiutava un suo amico a cercare casa nel quartiere dove abita lui, San Salvario, che, come presto scoprirete se andrete avanti nella lettura, nasconde nelle sue vie sporche e nei suoi palazzi decadenti certi tesori che uno manco si immagina. Orbene un giorno il Signor Bonaventura si recò a casa di una vecchina che aveva messo un annuncio di vendita perché era sola al mondo e viveva in una casa troppo grande per lei, piena di mobili e di camere da tenere pulite, e lei era troppo vecchia e troppo stanca per stare dietro a una casa così grande.
Quando il Signor Bonaventura entrò in casa, nella cucina che odorava di caffè e di vecchie drogherie di una volta come dice Paolo Conte, si trovò dinanzi un tavolo che cozzava violentemente con il resto dell'arredamento, tutto centrini e foto sbiadite e odore di cera.

Il Signor Bonaventura rimase assai stupito, un po' come se si fosse trovato davanti il monolite di 2001 Odissea nello spazio. Egli riconobbe subito il tavolo, che mai avrebbe potuto permettersi nemmeno nella versione moderna che è una copia perfetta dell'originale, figurarsi l'originale vero e proprio.
La vecchina si accorse dello sguardo a metà tra lo stupito e lo sbavante del Signor Bonaventura, e mentre preparava il caffè (le vecchine hanno sempre un caffè da offrire, per quanto sole e vecchie siano) gli disse:
- Se se lo porta via glielo regalo, che ce l'ho dal 1958 e tra l'altro non mi è mai piaciuto. Piaceva tanto a mio marito ma adesso lui non c'è più e io ho altri ricordi di lui.
La vecchina non aveva ancora finito la frase che già il Signor Bonaventura si era precipitato a casa, aveva preso la macchina, aveva tirato giù i sedili e in un lampo era ritornato da lei. Finì di bere il suo caffè, ringraziò la vecchina e si caricò in macchina il tavolo Tulip di Eero Saarinen disegnato negli anni '40 per il MOMA di New York. Precisamente questo qua:


La morale della favola è che cambiano i tempi ma i Signori Bonaventura si portano sempre a casa, in un modo o nell'altro, il loro Milione.