sabato 1 ottobre 2011

Due paroline al mio subconscio

Ieri parlavo con un amico, no beh, non proprio un amico perché ci conosciamo da poco tempo, però insomma è una persona che mi piace e con cui mi sento a mio agio a parlare, e alla quale ho anche confidato qualcosa di me e dei miei noiosissimi complessi d'inferiorità nei confronti dell'universo mondo, della mia mancanza d'autostima e insomma di quelle cose che le donne raccontano e che gli uomini in genere pensano Eh ma che palle questa qua. Insomma - dicevo - stavamo parlando e lui mi ha detto che devo avere più fiducia in me, che devo credere di più a quello che faccio perché lo faccio anche bene, che devo fidarmi di me stessa, un sacco di cose carine che mi hanno fatto molto piacere.

E così questa notte, mentre dormivo beatamente il sonno dei giusti e dei complessati, il mio subconscio ha lavorato per me e mi ha elaborato un sogno, confezionato ad hoc, per indicarmi la Via, per dimostrarmi che anche io valgo qualcosa, che sono una donna in gamba : mi ha cucinato lì per lì una storia in cui ricevevo una telefonata da un giornale che voleva intervistarmi in merito a un progetto letterario di cui mi sto occupando in questi giorni nella vita reale.

 Solo che probabilmente anche il mio subconscio ha bisogno di una regolatina al minimo e magari di una bella revisione, o forse è solo fuori allenamento, o magari sono solo i primi goffi tentativi che non sempre riescono proprio bene: infatti la testata che mi voleva intervistare era la Gazzetta dello Sport, un giornale di cui so solo che è rosa e che non ho mai aperto, che notoriamente non si occupa di letteratura, e mi facevano delle domande al telefono mentre era in corso una partita importantissima - che so, Italia Germania Ovest ai mondiali dell'82 (sì, ho googlato) - e io non sentivo nulla se non dei boati infernali.

 Ok, vado a dire due paroline al mio sè interiore.