venerdì 1 gennaio 2010

C'è una luce che non si spegne mai.


[Questa è una cosa vecchia, ma la pubblico perchè qualcuno mi ha chiesto di scrivere di musica cupa cinica e malata, o anche sugli Wham. Solo che non parla proprio di musica. Uhm]

Mi fa tenerezza.
E' giovane, intelligente, scrive bene e ascolta buona musica.
E mi dice Chissà che figata doveva essere avere vent'anni negli anni '80, con un tono tra il trasognato e l'invidioso.
Chissà come vi siete divertiti, voi che eravate adolescenti e ventenni allora.
Ma no. O meglio, sì, certo, ma perche avevamo vent'anni, non perchè eravamo negli anni '80.
Gli anni '80 erano bui.
Erano l'estremo rigurgito del '77. Quando la gente che conoscevi e che veniva a scuola con te veniva arrestata. O crepava di overdose.
Quando se tagliavi da scuola correvi il rischio di essere arrestato.
Poi sono arrivati gli anni '80, luccicosi e sintetici. Con i capelli incollati, il popper e un sacco di musica strana. E cupa. E triste.
E noi, i fortunati ragazzini degli anni '80, eravamo degli sfigati. La nostra musica non la ascoltava nessuno, dovevamo andarcela a cercare in posti sotterranei, niente luce, mentre MTV mandava cazzate pop coi lustrini.
Siouxsie interrompeva il concerto per i lacrimogeni mentre in discoteca trionfavano i Gazebo e alla tele c'era sempre Cecchetto.
La piu grande aspirazione delle teen agers anni '80 era fare la fine descritta da There is a light that never goes out degli Smiths, ed eravamo tutte innamorate di Ian Curtis. Bello, dannato e suicida. Che figata.
C'era Andrea Pazienza che ci raccontava le sturiellet prima di andare a letto. C'era Zanardi che assomigliava dannatamente al nostro compagno di scuola perso per strada.
C'erano le pubblicità di whisky invecchiatissimi, di auto lussuose, c'erano modelle strafighe, mentre noi manco avevamo la macchina, bevevamo birra e avevamo questi trucchi pallidi o lividi, capelli neri, vestiti ancora piu neri.
Strafighe proprio no.
Erano anni strani, in cui rifiutavi quel mondo esterno di lustrini ma allo stesso tempo soffrivi perche ti sentivi escluso. Spesso eri solo, ma se trovavi qualcuno come te gridavi al miracolo e non lo mollavi piu.
I miei migliori amici li conosco da 25 anni, e li ho conosciuti allora.
Facevamo cose strane. Ci guardavano tutti un po' stupiti. A noi piaceva. A noi faceva schifo.
Ci amavamo molto, eravamo sempre insieme. In genere, tutti a casa mia, che sono stata la prima ad avere una casa per conto mio. La gente arrivava, mangiava, dormiva e se ne andava. Ho ospitato sconosciuti, amici di amici, amanti che non sapevano dove andare a godere uno dell'altro.
Adesso siamo grandi e tutto questo è finito. E anche se basta un'occhiata per riconoscerci tra di noi, invecchiati e un po' stanchi, ci guardiamo e pensiamo.
Che culo esserne usciti.

2 commenti:

  1. Oi, gli Ottanta. Sia ben chiaro, siamo qui a indugiarci sopra solo perché le occorrenze del calendario svangano fuori tracce del passato, dolorosi ritorni che ogni tanto rimettiamo in fila, incantandoci un po' della prospettiva :)
    Poi, nel mio aggregatore accanto alla segnalazione di questo tuo post avevo qualcuno che riprendeva questo http://www.montag.it/pubblicodimerda/archives/2009/12/03/pulp dove c'è Nick Cave che canta Disco2000 dei Pulp, e c'è anche il link per il testo della canzone, che nemmeno io ricordavo, ed è tutta una cosa sulla nostalgia ed il tempo. Ciao ci leggiamo in giro nel 2010

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  2. I tuoi anni ottanta sembrano i miei novanta, però più fighi, ché almeno c'era Pazienza tra le letture (io sono dell'81).

    Forse, se sei un certo tipo di persona, gli anni quelli lì sono sempre uguali, cambia solo il livello di sfigataggine.

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